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Nato a Piacenza nel 1897, vi operò per tutta la vita, sempre da protagonista (morì nel 1977). Già allievo di Francesco Ghittoni al «Gazzola», grazie a una borsa di studio frequentò a Brera le lezioni di Ambrogio Alciati (1923-1927). A Brera vinse il premio Bozzi Caimi «per la miglior testa». A Milano assimila il gusto «moderno», del Novecento, nel quale è destinato a muoversi per tutta la sua non breve attività. Dopo una parentesi di quattro o cinque anni in cui risente dei modi dell’Alciati, la sua attenzione ammirata va prima a Spadini e poi a Sironi, che gli suggerisce forme monumentali su toni bassi, smorzati, realizzate però con un pizzico a volte un po’ asprigno di verismo anticlassico (alla schietta monumentalità sironiana arriverà solo in certi momenti tra il 1945 e il 1950). Il successo nel «Premio Cremona» (1939) lo porta alla ribalta. Accanto all’attività di cavalletto pone quella di affrescatore e di scultore.